Trattamento e prevenzione di malattie cardiovascolari con acido erucico e metodi diagnostici correlati

8 novembre 2021


E’ questo il titolo del brevetto depositato dal prof. Francesco Bernardi e dal dott. Marcello Baroni, docenti di Biochimica presso il Dipartimento di Scienze della vita e Biotecnologie dell’Università di Ferrara ed afferenti al laboratorio LTTA del Tecnopolo di Ferrara. Un’invenzione che concerne l’impiego di micro-dosi di acido erucico come supplemento farmaceutico e/o dietetico, per la prevenzione e il trattamento di malattie cardiovascolari e disordini trombotici, che coinvolgono sempre più alte percentuali della popolazione a livello mondiale.

“Il punto di partenza è un’osservazione clinica fatta assieme ad un team di ricerca dell’Università di Verona, con la quale abbiamo una collaborazione di lunga data – spiega il Prof. Bernardi -. Si tratta del Verona Heart Study, uno studio epidemiologico-osservazionale iniziato nel 1996 e tuttora in corso, il cui obiettivo è quello di ricercare fattori di rischio della cardiopatia ischemica e delle sue complicanze. Nell’ambito di tale studio si è osservata una correlazione inversa fra malattia cardiovascolare e la concentrazione plasmatica di acido erucico, un acido grasso omega-9 monoinsaturo presente negli oli vegetali”.

Tale acido, in piccole concentrazioni, potrebbe ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, fra cui l’infarto del miocardio; somministrando, infatti, la molecola a basse dosi (100-200 mg al giorno) sarebbe possibile innalzarne la concentrazione nel sangue dei soggetti trattati, per portarla alla soglia di sicurezza nella quale sono meno diffusi eventi cardiovascolari. La somministrazione, finemente controllata grazie ad un incapsulamento di micro-dosi predeterminate, avverrebbe per via orale e l’acido erucico sarebbe protetto da eventi ossidativi e dall’aggressione degli acidi gastrici in quanto esterificato e inserito in liposomi fosfolipidici, o in altre formulazioni farmaceutiche.

“Dal punto di vista biologico e molecolare il team di ricerca ha mostrato come le particelle lipidiche che contengano l’acido grasso erucico, contrastino la generazione dell’enzima trombina, effettore finale della cascata coagulativa, essenziale per tale processo fisiologico, ma purtroppo anche alla base dello sviluppo di eventi patologici cardiovascolari – spiega il dott. Baroni -. Riproponendo in vitro la coagulazione del sangue e osservando la cinetica di produzione della trombina, risulta evidente come essa sia inibita in modo dose-dipendente da concentrazioni crescenti di acido erucico. Dal grafico sottostante emergono tre picchi, corrispondenti a tre diverse concentrazioni di acido erucico (0 – 0,1 – 0,5 micromolare). In sintesi, tanto maggiore è la sua quantità, tanto più basso e ritardato risulta il picco di generazione della trombina, effetto che può spiegare la mortalità significativamente inferiore nei soggetti con livelli elevati di acido erucico”.

Partendo, dunque, da tali concetti clinici e biologici è stato messo a punto il brevetto, attualmente difeso anche a livello europeo. Lo studio effettuato potrebbe dimostrare che le microdosi di acido erucico, operando negli intervalli di sicurezza già proposti e riconosciuti dagli standard internazionali, siano in grado di elevare adeguatamente il contenuto plasmatico e di membrana di acido erucico verso i livelli di beneficio cardiovascolare. L’elevatissima biodisponibilità in oli vegetali di tale molecola, accompagnata da ridotti complessità e costo di purificazione dell’acido erucico, sembra indicare l’assenza di impedimenti tecnologici alla sua somministrazione in micro-dosi.

“Manca ora lo step finale di tale processo – conclude il prof. Bernardi -, per confermare che le dosi impiegate, almeno 100 volte inferiori al limite di tossicità, siano in grado di elevare i livelli plasmatici di acido erucico nei soggetti trattati, con riduzione significativa del rischio di sviluppare eventi cardiovascolari e riduzione della mortalità. Uno studio impostato con due gruppi di volontari sani, che assumono micro-dosi crescenti di acido erucico per un periodo di 2-3 settimane, fornirebbe anche una “risposta alla dose”, utilissima per stimare la modalità più efficace di assunzione della molecola. Le metodologie disponibili nel nostro laboratorio permetterebbero un’agevole e rapida valutazione degli effetti su tempi di coagulazione e generazione di trombina, nel sangue dei soggetti trattati”. Inoltre, a fronte dei passati timori tossicologici per l’acido erucico, altri gruppi di ricerca hanno recentemente prodotto, nella letteratura scientifica, lavori che risultano coerenti con il nostro brevetto e la nostra ipotesi di lavoro.